Un libro scritto per amore; Giorgio e Francesca Petrocchi in Le parole di Dante

Statua-Dante-Napoli

 

Giorgio Petrocchi, Le parole di Dante. Inedite letture televisive (1965), a cura di Francesca Petrocchi,  Firenze, Franco Cesati, 2016, 110pp. [ISBN 978-88-7667-553-9]

 

 

“E’ un libro scritto per amore; vedrai, lo capirai leggendo. Nessuna pretesa di istruire o insegnare…”. Parla Francesca Petrocchi, curatrice del volume Le parole di Dante,  disponibile nelle librerie da fine inverno.

La corposa premessa introduce il lettore alla scoperta di “un progetto di ampia divulgazione dell’opera [dantesca] messo a punto sul finire del 1965”. Da studioso e docente universitario quale è stato, Giorgio Petrocchi fu chiamato a collaborare con “il medium televisivo della RAI d’epoca che consentiva al sistema tradizionale della lectura esegetica della Commedia di orientarsi e irradiarsi verso il nuovo ed eterogeneo ‘pubblico’ televisivo, quasi a ideale ma innovativo prolungamento delle celebrazioni ufficiali e accademiche per il VII Centenario della nascita di Dante tenutesi in Italia e all’estero”.

Il programma prevedeva di predisporre alcuni brani scelti per le Letture dalla Divina Commedia per le quali Petrocchi era stato invitato a provvedere dal Direttore dei Programmi Culturali della RAI, Alvise Zorzi. Il proposito era quello di registrare in studio nove puntate da presentare tra il 10 febbraio e l’11 marzo 1966 seguendo un calendario stabilito dalla presenza degli attori prescelti tra i quali Arnoldo Foà, Enrico Maria Salerno e Giorgio Albertazzi. Una cartella in cartoncino, parte dell’Archivio Giorgio Petrocchi, intestata Ministero della Pubblica Istruzione che reca il titolo a penna Le parole di Dante (o La poesia di Dante) e un sottotitolo a margine successivamente depennato, contiene i testi selezionati per la realizzazione delle trasmissioni.

La “scaletta” delle Letture appare invece battuta a macchina e presenta correzioni autografe manoscritte sebbene fin dall’inizio fossero chiari i “nuclei tematici e argomentativi del discorso televisivo da condurre sulla Commedia. […] Sono dunque pagine inedite relative ad un progetto rimasto inedito se, come sembra dalle ricerche sin qui effettuate, la trasmissione non andò in onda e mancano elementi certi per poter affermare che le puntate furono tutte o in parte registrate”.

Del resto, negli anni, il compito dei media si è forse evoluto o forse si è soprattutto incentrato sulla funzione di intrattenimento, nonché, si è teso a implementare il settore commerciale legato a interessi pubblici e/o privati. Certamente, dopo un’epoca RAI che prevedeva una sorta di ruolo “educativo”, il prospetto relativo al materiale sulle Letture della Divina Commedia si colloca in quella fase di “televisione come mezzo di divulgazione culturale”. Gli sceneggiati o teleromanzi erano già apparsi sullo schermo e quindi gli spettatori erano in parte già abituati ad accogliere riadattamenti di opere letterarie, sebbene si fosse coscienti della scarsa o modesta scolarizzazione della platea televisiva. A tal proposito Petrocchi, profondo conoscitore di Dante, si interroga e risolve: l’innovazione strategica che avrebbe concesso il mezzo televisivo avrebbe consentito di accompagnare la lettura con un “repertorio visivo, di immagini tratte da codici miniati o di celebri dipinti prescelti e selezionati”.

Inoltre, “la Commedia, il cui ordito testuale era stato negli anni sin nel dettaglio esplorato e ricostruito da Petrocchi nel laborioso esercizio di composizione dell’edizione critica, era infatti concepita come una sorta di prototesto da adattare per una sua traduzione di taglio ipertestuale”. L’intento era quello di rimanere il più fedele possibile alle “parole autentiche di Dante” cercando di rendere i brani comprensibili anche ai meno acculturati: dettaglio che lascia trasparire non soltanto il rispetto di un letterato per questa opera unica e di incommensurabile valore sotto ogni punto di vista, ma anche quel genere di umiltà che caratterizza i grandi.

Petrocchi aveva precedentemente avuto modo di confrontarsi con la radio nel 1963, quando aveva curato un ciclo di “lezioni”, Dante e il suo tempo, per la trasmissione “Classe Unica”, per la quale aveva anche preso in esame le tre cantiche della Divina Commedia in quanto soggetto di dibattito per un gruppo d’ascolto presentato in sala registrazione da Umberto Bosco. Il professore si era già dedicato alla cura di una serie di conferenze su Giovanni Pascoli prima dell’anno 1963. È del 1965 una traccia di lettera scritta a Carlo Betocchi nella quale si espone un progetto dantesco per “L’approdo letterario”, sempre a divulgazione radiofonica. Risale al ’64 una possibile “incursione televisiva”, come si evince da una lettera firmata Enrico Falqui, la quale, riconduce a galanteria ed raffinatezza di altri tempi: “Vedi, caro Petrocchi, ti raggiungo con un biglietto portato apposta da Roma a gran velocità”. E questa è soltanto la prima riga.

Il progetto Letture, era previsto per la TV, per un pubblico “nuovo” al quale si voleva, si doveva riadattare un linguaggio “incisivo ed essenziale ma pur tuttavia consono all’altezza culturale, letteraria ed artistica dell’opera”. Lo studioso-lettore si interrogava su come poter “rivisitare” l’opera e la vita di Dante “sfruttando le innovative potenzialità della televisione”. La trasmissione avrebbe dovuto coinvolgere, informare, pur mantenendo sia contenuti scientificamente corretti da un lato,  sia quei contenuti da “spettacolo”  che ci si aspettava dalla televisione.

Il dantista Petrocchi doveva “tradurre” televisivamente quella che definiva “un unicum o quasi” riuscendo a non omettere quei “dettagli ed elementi di ‘un’opera di poesia”. Sarebbero state ripercorse le tappe fondamentali del “viaggio” del Sommo Poeta in un itinerario verticale, in una “corrente ritmica, di sviluppo ‘verticale’ individuata e prescelta, accantonando per ovvie ragioni quella più complessa, stilistica-linguistica, onde rendere mobile e dinamica – per lo ‘spettatore’ televisivo –  la prospettiva della Commedia non più, dunque, come ‘monumento immobile’ ma work in progress. Poiché  “ogni canto, rappresenta il superamento, sul piano religioso e profetico, del canto precedente, e quindi un’opera in progress”.

Questo in sostanza, l’ordine delle Letture prevista da Petrocchi: “rapide ma precise notazioni su ragioni e motivi di poetica legati alla genesi dell’opera”, a cui far seguire una presentazione schematica della “nuova” costruzione  della Commedia. Era presunta una “descrizione della struttura per ‘cerchi e gironi infernali’ da integrare con la lettura dei versi dal canto XI dell’Inferno”. Similmente si sarebbe proceduto per le cornici del Purgatorio e per i cieli del Paradiso. I dipinti del Botticelli e di Domenico di Michelino sarebbero stati di supporto. Ancora, “un ultimo inciso a siglare l’illustrazione del significato allegorico conchiuso nel ‘grandioso scenario poetico’ dantesco. Nel complesso lo spettatore avrebbe avuto una colta descrizione generale dell’andamento ascensionale del ‘viaggio’ dell’uomo Dante verso la sua mèta ultima.

La premessa riporta fedelmente gli sviluppi che in corso di preparazione, lentamente subiva il “copione”, così come viene definito; sottolineando efficacemente e giustamente che dietro questi risvolti, era stato eseguito un lavoro prezioso da Petrocchi. Ovvero,  “le battute dello studioso sembrano emergere da un suo discorso, a lungo meditato e pensato, sulla Commedia: […] un intenso timbro espressivo ed emotivo segno della solida familiarità stabilita con il mondo di Dante, mondo di passioni, inquietudini e tormenti dell’uomo-Dante”.

Torniamo al presente. Il volume nasce per amore: l’amore di un uomo per la cultura; mi piace pensare che il lavoro eseguito dal professore sulla opera dantesca esprimesse volontà di far conoscere la meraviglia di Dante. Di donare parte della propria conoscenza al servizio del popolo italiano.

L’amore di una figlia che “a mano a mano” ricostruisce con tenacia e pazienza un’idea del padre; che attraverso i particolari riconduce all’atmosfera  speciale di certi anni italiani ormai andati; che, sempre per amore, conclude così: “allo stato dei fatti ancor più improponibili televisivamente parrebbero queste ‘letture’ che restano – e questo il fine del loro recupero – solo quale testimonianza della ‘inesausta fedeltà a Dante’ che Petrocchi volle nel tempo coltivare anche impegnandosi quale protagonista di un ‘programma’ televisivo programmaticamente, appunto, teso a uno sforzo di ampia divulgazione culturale”.

Il progetto del 1965, “non si sa se poi effettivamente realizzato”, resta come una preziosa eredità,  un altissimo momento critico dell’esegesi dantesca. Onore al merito del volume curato da Francesca Petrocchi che in tal modo ha reso possibile, a quanti vorranno immergersi nella elegante lettura, la conoscenza di un  “impegno divulgativo che giunse ad un pieno coronamento dopo più di un ventennio”, …altri studiosi di altri impegnatissimi tempi di altra Italia.

 

Barbara Bruni

 

 

 

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