Nella nuova traduzione di Ornella Discacciati, a febbraio torna in libreria per Einaudi il capolavoro di Platonov.
Cevengur è una città immaginaria situata nelle steppe della Russia centrale. I suoi abitanti vorrebbero vivere seguendo i dettami e le regole di un comunismo integrale e puro, ma il risultato è una società bislacca, malriuscita e demenziale, destinata al disastro.
“Cevengur” è riflessione politica, cronaca di una catastrofe e al contempo meditazione sull’uomo e sulla capacità – incapacità di conciliare desiderio e realtà, specchio paradossale di un sogno irrealizzabile.
Grazie a un grottesco capovolgimento di prospettiva, Platonov costruisce una vera e propria epica rovesciata della rivoluzione, rappresentando sapientemente un mondo in cui l’unico lavoro consentito è quello improduttivo.
Scritto tra il 1926 e il 1929,anno in cui fu bloccato dalla censura sovietica , il romanzo racconta con spietata chiarezza i fallimenti del comunismo.
Andrej Platonov è stato, insieme a Bulgakov, il maggiore scrittore russo dell’epoca staliniana. Fu soggetto continue censure, venne anche arrestato e condannato al confino. A parte alcune opere giovanili, i suoi romanzi e racconti sono stati pubblicati dopo la morte e la riabilitazione, che avvenne con Kruscev.