Era una sera di fine autunno di alcuni anni fa e arrivò, inaspettato e graditissimo, l’invito per un aperitivo…il più speciale di sempre; è così che lo ricordo tra emozioni e parole; eravamo nel salottino esterno dove successivamente è stata installata una veranda. Non è in quell’occasione che conobbi Arianna, giovane energica signora proprietaria del Red Rose Café insieme al marito Gianluca.
È positivamente contagiosa la sua risata; moderna, velocissima dietro il bancone, sempre attenta anche ai particolari. Dopo una lunga esperienza come commerciante e come barista ad Arianna si presenta l’occasione di gestire un locale tutto suo: “abbiamo ricevuto una proposta perché alcune persone credevano che io e mio marito, al tempo eravamo fidanzati, avremmo potuto creare una bella attività; qui c’era un negozio di alimentari, ti ricordi? Quasi non ci abbiamo pensato; in poche ore abbiamo dato risposta affermativa e quindi dal 20 giugno 2008 siamo qui, nel nostro bar”.
Arianna è senza dubbio l’anima del Red Rose, ma rivela “ho anche quattro collaboratori che mi aiutano e ognuno ha il proprio compito. Giuseppe è qui da diversi anni, poi è arrivata Celestina che è diventata l’esperta di aperitivi, e ora ho anche Davide e poi Marco nei fine settimana. Mi affeziono ai miei aiutanti e il loro contributo è fondamentale. Sono qui dalle 05,30 della mattina alle 16,00 e dopo penso ai bambini, sono anche una mamma”. Diretta, con il suo modo colloquiale e allegro, con gli occhi dolcissimi e vivi, ecco un attimo di tenerezza raccontando che “ quando è nato il mio primo figlio ho lavorato fino alle 24 del sabato poi la domenica mattina mi sono ricoverata e soltanto cinque giorni dopo il parto ero già di nuovo a lavorare. Per il secondo invece mi sono permessa una settimana di riposo. Poi devo ringraziare le nonne, entrambe eccezionali”. Come tutte le nonne italiane..
Intanto, al tavolo accanto viene servito un piatto di profumatissima pasta. In questo locale infatti si può pranzare: insalate, Caprese, pizze, panini e soprattutto ottimi primi piatti e vini di ottima qualità. “I sughi li prepara Gianluca, ha lavorato per dodici anni in un ristorante ed è anche un pizzaiolo. Perciò la cucina è sua e tutto si prepara la mattina stessa, dalle 11, 00 circa”, i risultati sono eccellenti, dal classico ragù alla salsa “quattro formaggi”, al sugo di crema al pistacchio e Speck alla Boscaiola, al pomodoro e basilico.
Ma è sempre Arianna che accoglie le persone, o almeno, è lei che si nota entrando per la giovialità del saluto, per una parola simpatica sempre prontamente rivolta a tutti e per la buona memoria che le permette di ricordare “ acqua naturale a temperatura ambiente?”, d’inverno sì. “La barista è un po’ come la parrucchiera, a forza di incontrare i clienti fissi è normale che nascano amicizie e vengano rivelate confidenze. Quello che conta è che i segreti rimangano tali e sai quanti ne vedo…e non ne sento”, lo credo e infatti mi parla di alcuni frequentatori abituali come se fossero ormai semplicemente amici. C’è Aldo, “il più vecchio pittore di Viterbo, lui conosce aneddoti e storie di questa città più di chiunque altro. Poi ogni tanto passa di qui anche quel signore che indossa strati e strati di abiti…” ma perché sia in tal modo abbigliato è fatto personale.
“La mia è una clientela mista, i ragazzi delle scuole, banchieri, professori, operai e muratori, signore, dipende anche un po’ dall’ora. Aldo viene qui nel pomeriggio, fa due chiacchiere con qualcuno che incontra, legge i giornali. Si siede sempre lì in quell’angolo, vedi?”, vedo. Arianna è seduta a parlare con me ma rimane sempre in attività, osserva, guarda che intorno tutto vada come deve e continua “è bello quando mi accorgo che la gente stringe confidenza dopo varie volte che si ritrova qui. Io voglio bene a tutti ma è necessario per me ricevere lo stesso rispetto che offro, non mi piace essere derisa e non sopporto le bugie. Questo luogo è pubblico pertanto chiunque può accedere ma sinceramente preferisco le persone educate e che siano contente di stabilire un rapporto benevolo. La nostra soddisfazione sta nel ritorno del consumatore, questo vuol dire che qui si è trovato bene, ha gradito il nostro cibo e la nostra ospitalità”.
L’attività richiede sacrificio e volontà, per la mia interlocutrice, non è però questa la difficoltà di gestire un locale. Lei tiene molto ai rapporti personali, e certo che l’esercizio diventa una “seconda casa” per chi ci opera per molte ore ogni giorno; “ad esempio si riuniscono qui i sostenitori della Viterbese”, ma quando chiedo “perché Red Rose Café? Ha a che fare con il fatto che siamo a San Sisto e da qui si allestisce e poi parte la …”, non finisco neanche la frase: “e infatti, il bar si chiama così perché è una rosa rossa per Santa Rosa”. Ogni anno da metà agosto di fronte al locale dell’Arianna viene collocata l’altissima struttura portante all’interno della quale si procede al montaggio della nota “Macchina di Santa Rosa”: questo prevede che i gestori debbano smontare la veranda di ferro e vetri, riporla in magazzino per poi riposizionarla al proprio posto dopo il 4 settembre, a feste cittadine avvenute. “Questo lo vivi come un disagio?”, risponde, anticipando le parole con il movimento della testa “noo, per niente. Anzi, sai che il mio bar diventa il ritrovo dei Facchini, stanno tutti qui e io sono anche diventata socia del Sodalizio (dei Facchini di Santa Rosa). E loro raccontano, stanno qui praticamente tutto il giorno tutti i giorni, da quando si incomincia a mettere l’impalcatura fino alla partenza. Vedo tutte le prove–luci, sento i commenti, vivo le eventuali problematiche che comporta ogni volta il montaggio”.
Questa è l’Italia, il vecchio paese colpevole di tanti errori e pregevole (anche) per tante persone che all’alba popolano piccole o grandi città, borghi o paesetti con i propri fatti, e accendono i luoghi e li preparano per un altro giorno. Cappuccino e cornetto, la colazione più ambita; e il solito caffè, grappe, amari – a quelli ci pensa Gianluca, vini, primi piatti e quanto prima “stiamo aspettando la pedana nuova così starete meglio durante l’estate, faccio togliere i vetri e metteremo delle piante”. Sopra ogni tavolo, dal soffitto, discendono bottigliette di cristallo colorato che di sera diventano minute lanterne dalla luce incantata; non sembra neanche di essere in mezzo alla città..è più una gradevole oasi e in fondo, ogni spazio può diventarlo, dipende da Noi
“Senti, oggi che pasta gradite? Trofie, orecchiette, fusilli, pasta lunga?”, chiedo un tipo più spesso di un altro: puntualmente arrivano le (ottime) trofie. Fantastica Arianna! Va bene così.
Barbara Bruni
Red Rose Café, Via Garibaldi, 63-65, Viterbo
Tel. 0761 091149
Chiuso domenica pomeriggio