Ed ora che purtroppo è tutto vero, lo stordimento è totale quasi ancora si aspettasse una smentita, quasi che una parte di noi non volesse accettare quello che è successo, come fosse un accadimento assurdo, impossibile. Nelle prime ore di quello che rimarrà un tristissimo giorno di inizio gennaio Pino Daniele ci ha lasciati, il suo cuore provato, bizzoso, inaffidabile lo ha tradito e per l’ultima volta a neanche sessant’anni. Ha tradito la sua irrefrenabile voglia di vivere e di sperimentare in musica che lo aveva portato come sempre, anche negli ultimi tempi, a girare l’italia in tour, a mettere in cantiere progetti importanti, a voler essere sempre e comunque in movimento con la sua musica, a ritrovare la sua Napoli in appuntamenti dal vivo “natalizi” ogni anno, a coinvolgere amici e colleghi in una festa a scadenza fissa che era già diventata quella di un’intera città. Con la scomparsa di Pino Daniele Napoli perde tantissimo, tutto: il cantore che meglio è riuscito a rappresentarla negli ultimi 35 anni abbondanti, colui che in primis ha saputo coniugare istanze di modernità e di ricerca con la migliore tradizione canora partenopea e a superare il tutto in una sintesi personalissima, fatta di feeling istintivo, tecnica sempre più evoluta negli anni e quella capacità di interpretare le canzoni che lui stesso scriveva con un pathos particolarissimo, unico, con un modo di usare la voce caldo, diretto, capace di arrivare come pochi fino in fondo al cuore di chi lo ascoltava. “Pinotto”, come lo chiamavano gli amici sin da ragazzo, è stato un grande inventore, ha creato un sound, un modo di cantare, una poetica colorata e introspettiva nello stesso tempo, ha dato nuova linfa alla canzone napoletana innervando di quest’ultima la migliore canzone d’autore italiana. Questo in massima parte negli anni a cavallo tra i fine settanta e l’inizio dei novanta, anni di album di grande impatto e spessore come “Terra mia”, “Nero a metà” ( che aveva ripubblicato riveduto e corretto lo scorso anno), “Vai Mo'”, “Ferryboat”, “Bonne Soiree”, “Musicante”, energia vitalissima e pulsante all’interno di una scena cantautorale che, dopo il periodo del massimo impegno politico e della ballata protestataria voce, chitarra e quattro accordi, cercava punti di riferimento nuovi, sonorità ed arrangiamenti maggiormente curati e sofisticati, una struttura di canzone più rifinita ed evoluta soprattutto armonicamente. Ecco Pino Daniele è stato soprattutto questo: un musicista dalla sensibilità straordinaria, con un gusto melodico geniale che ha fatta sua la lezione del jazz, del funky, del soul come dei classici partenopei e ha saputo fondere tutto mirabilmente con l’incredibile forza della sua ispirazione in una forma di song originalissima e ariosa, potente ed ecumenica, alta e popolare. Un’opera vasta la sua che resterà per sempre tra le migliori pagine della musica italiana orgogliosa delle sue radici e nello stesso tempo di maggiore respiro internazionale. Purtroppo è tutto vero, Pino Daniele da stamane non è più con noi: ma lo ricorderemo sempre come l’artista dei sentimenti forti, della creatività impetuosa e rigogliosa, di tanti momenti di vita vissuta divenuti con i suoi brani tanti piccoli film dalla meravigliosa colonna sonora. E’ andato via un uomo vero, un artista soul e tutto il resto è una terribile mancanza che già ci assale.
Pasquale Bottone