La suggestione del titolo, Non è un paese per giovani, si perde quasi del tutto nell’ultimo film di Giovanni Veronesi, in sala dal 23 con 01. Perché l’idea iniziale, quella di fare un film sulla fuga dei cervelli all’estero, è solo uno spunto iniziale che si trasforma presto in un film generazionale, un viaggio nell’anima dei ragazzi d’oggi con una vena fortemente romantica.
Nel film con Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo, Sara Serraiocco, Sergio Rubini e Nino Frassica, spiega lo stesso regista oggi a Roma: “c’è molto di me. Ho ormai oltre cinquanta anni e mi sono messo in gioco un po’ di più questa volta. L’idea è nata dalla trasmissione di Radio 2, che ha dato il titolo al film, in cui ascolto le voci di questi ragazzi che sono andati a lavorare all’estero (sono 120.000 ogni anno) perché espulsi come ernie dall’Italia. Ma poi il film prende un’altra strada e mi sono ritrovato a raccontare l’anima di questi ragazzi, la mia idea romantica dei ragazzi in generale. Da qui un film che fa ridere e piangere allo stesso tempo”. Questa la storia del film. Sandro (Scicchitano) vent’anni, ha sogno segreto: diventare scrittore. Vive a Roma con il padre edicolante (Rubini) e nel frattempo è un impacciato cameriere in un ristorante qualsiasi della Capitale. Qui incontra Luciano (Anzaldo), cameriere come lui,ma più coraggioso e brillante. Per correttezza non si può dire certo che i due ragazzi siano degli autentici “cervelli in fuga”, ma il sogno di fuggire dall’Italia per fare fortuna ce l’hanno e cosi si ritrovano a Cuba, terra di frontiera, per mettere su un ristorante con wi-fi. Qui l’incontro con la problematica Nora (Serraiocco), colpita nel cervello da un’aneurisma, e per i tre inizia un viaggio con risvolti inaspettati.
Nel film un cameo dello straordinario Nino Frassica un maneggione che si è trasferito nell’isola per riciclare i soldi sporchi del suo passato. La bella colonna sonora è a firma di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Da Giovanni Veronesi (Manuale d’amore) in conferenza stampa un appello alla commedia all’italiana doc:” per questo film ho guardato a maestri come Monicelli per dire loro ‘aiutatemi’. La commedia da qualche anno è stata equivocata perché non è un film comico, ma è proprio come la vita, uno spazio in cui si può piangere o ridere. In una commedia, insomma, i protagonisti possono anche morire”. Gli fa eco Sergio Rubini: “è vero come è stato scritto ultimamente le commedie di oggi sono ‘senza anima’ e Veronesi ha mostrato questa volta tutto il suo coraggio”. Dicono infine Schicchitano e Serraiocco sul loro rapporto con il lavoro e l’Italia.”Faccio un lavoro da privilegiato e dunque resto qui” dice l’attore. Mentre la Serraiocco: “ora sto lavorando a Los Angeles, ma anche qui non è facile”. (ansa)