C’è chi è costretto a rivendere una bottiglia magica a un prezzo sempre più basso, chi rischia di perdersi su un’isola nella quale è possibile trasformare le foglie in banconote e chi sposa un’indigena attraversando mille peripezie. Questi i contenuti de “Il diavolo nella bottiglia”, “L’isola della voci” e “La spiaggia di Falesà”, i tre racconti che compongono “Le notti sull’isola”, capolavoro di Stevenson scritto durante gli ultimi anni di vita nelle Samoa Occidentali.
Dagli isolani lo scrittore scozzese ereditò il soprannome di Tusitala ossia “narratore di storie” onorandolo con racconti dal particolare congegno narrativo e nei quali si esplorano tanto i misteriosi sentieri dell’animo umano, quanto le affascinanti isole dell’Oceania, con la leggiadria del grande romanziere. Storie nelle quali il viaggio, la conoscenza di luoghi inesplorati ed esotici, diviene portentosa ricerca di sé stessi, dove il lettore cade in un fiabesco universo parallelo, dove si descrivono, con lirismo letterario, volti, vicende e oggetti di un mondo reale quanto immaginifico. L’inconfondibile maestria di Stevenson, riassunta in questi racconti meno noti al grande pubblico, sta tutta nel dono di trarre, come capita solo ai bambini, le suggestioni e le emozioni dal terreno di gioco che hanno a disposizione.
Dalla prefazione di Ernesto Ferrero: “… È vero. L’incontro con il classico è una sorta di agnizione, il riconoscimento di un’affinità profonda, che ci tocca da vicino, ci chiama in causa. Scopriamo con un’emozione tanto più profonda quanto più inattesa, che il classico sta parlando di noi e per noi. Per questo ci provoca un senso di leggerezza, di piacere: un trasalimento stupefatto, e vagamente sgomento, assai simile all’esperienza dell’innamoramento.”
Saggiamente, ci ricorda poi Ferrero: “La distanza tra noi e il classico esiste, e non può essere ignorata. Non dobbiamo appiattirlo sul presente, né appiattire noi sul classico. Ci deve essere un dialogo, non un’annessione. Ancora Pontiggia: solo la coscienza della distanza può avvicinare e insieme conservarlo nella sua lontananza, anche se i due atteggiamenti sono difficili da fondere in un sentimento unico. Eppure soltanto questa fusione può accrescere la vitalità del rapporto. I classici non sono dei libri senza tempo. Sono libri del loro tempo che riescono a parlare ad ogni tempo.”
Robert Louis Stevenson
“Le notti sull’isola”
a cura di Dario Pontuale
prefazione di Ernesto Ferrero
Datanews
pp 182, euro 10