Goldman è autore sopraffino e la sua colta, paradossale (auto) ironia rende la lettura delle sue opere un piacere raro e avvolgente. In “La principessa sposa” va inizialmente alla ricerca del suo romanzo giovanile di riferimento che lo riporta all’immagine di un padre cantastorie premuroso e rassicurante. Un quadro familiare idilliaco che lui stesso vorrà recuperare ritrovando il vecchio scritto, che ha intenzione a sua volta di far conoscere al proprio figlio. Non sarà facile recuperare il volume e la scoperta successiva sarà un romanzo diverso da quello ascoltato da piccolo, evidentemente alleggerito dalla capacità di sintesi e dall’amore paterno. Meglio a quel punto per l’autore iniziare una riscrittura dell’opera, “La principessa sposa”, fedele ai ricordi infantili, arricchita da nuovi commenti a margine e basata fondamentalmente sulle pagine più dolci e delicate affidate ai ricordi. Una nuova versione riveduta e corretta che parte ancora dall’amore, da un amore improvviso e totalizzante che spiazza i suoi stessi protagonisti e poi diviene fiaba moderna, narrazione spassosa, romanticismo nostalgico, agone passionale vibrante, “classico” e moderno. Puro genio al servizio di una lettura godibilissima e piena di sorprese e di inaspettati crescendo di tensione.
Pasquale Bottone