Davvero sorprendente l’esordio di Filippo D’ Angelo che ci conduce in un suo mondo visionario e cinico dove nulla è scontato, tranne il progressivo decadimento delle idealità e del valore – famiglia, valore – istituzioni. Ludovico Roncalli è un ricercatore universitario che quotidianamente si trova a dover fare i conti con disillusione e precarietà. Appartenente alla generazione over 30 che non è ancora approdata ai fatidici “quaranta” lo spaesato dottorando sente crescere il risentimento per le generazioni precedenti che sono riuscite a crearsi un futuro solido e che hanno avuto come massima espressione politici, artisti, intellettuali ancora lì immeritatamente a far valere il loro potere. Lui ce la mette tutta per trovare una sua dimensione : la sua famiglia ha smarrito ogni voglia di condividere affettività e dialogo e si tiene unicamente aggrappata ad una stanca sopravvivenza borghese. Il clima del Paese è quello che è, torbido e misterioso, che evoca mille domande cui è sempre più difficile trovare risposte. In un simile contesto sopraggiunge il G 8 con la sua tragedia a sconvolgere le coscienze, ad aumentare i dubbi interiori e ad evidenziare le contraddizioni di un sistema malato e ambiguo. Riuscirà il “giovin” Ludovico, con la sua terapeutica sessuomania , dinanzi a scenari così sconfortanti, a ritrovare stimoli ed equilibrio interiore mettendosi sulle tracce di un romanzo perduto di Cyrano De Bergerac ? Impresa non facile, ma almeno stuzzicante … D’Angelo ha uno stile narrativo incalzante, usa un linguaggio pieno di invenzioni riuscite ed accattivanti, riesce assai bene ad unire le tinte fosche con un’ironia al vetriolo smitizzante e cattiva, fa strage di luoghi comuni e di “politicamente corretto” in un crescendo iconoclasta a tratti davvero entusiasmante. In tal modo regalandoci la più stuzzicante, provocatoria ed originale lettura dell’estate. Imperdibile.
Pasquale Bottone