Niente di simile alla fredda logica di Sherlock Holmes o, in tempi più moderni, all’acume investigativo di Salvo Montalbano: Giovanni Leoncavallo è “più umano degli umani”. Fotofobo, facile alla dimenticanza, pieno di dubbi, il commissario di Via Merulana, protagonista di ‘La carezza del Ragno’ (edizioni ilCiliegio, 2017) , primo romanzo della scrittrice Paola Rocco, accompagna il lettore verso la ricerca della verità con la sua semplicità di ragionamento. Tanto che chi segue l’avvincente storia sfogliando le pagine del libro non percepisce distanze dal personaggio che investiga sul misterioso caso della principessa Francesca Bentivoglio, ma viene semmai colto da un senso di familiarità iniziale che man mano si trasforma in empatia.
“Leoncavallo è un uomo che sotto sotto ha più difetti che pregi – spiega all’Adnkronos Paola Rocco-, non è certo una mente brillante al pari di personaggi che hanno fatto la storia del Giallo: soffre di mal di testa quando sta al sole, infatti indossa occhiali neri, gli capita di fare un sogno rivelatore ma non sa interpretarlo. Ha dubbi. Siamo lontani dai modelli Poirot o Miss Marple; da quell’intuito eccezionale che, attraverso collegamenti inaspettati, si rivela decisivo per la ricostruzione del delitto. Leoncavallo è piuttosto un uomo come noi, utilizza la sua intelligenza al meglio, anzi a volte ha colpi di fortuna”.
Non a caso la scrittrice nomina due noti investigatori, anima dei romanzi di Agatha Christie, sua passione fin da bambina e punto di riferimento del suo background letterario. E, a proposito, il romanzo è cosparso di citazioni letterarie. C’è addirittura un personaggio che se ne fa portavoce, il portinaio Mercurio Orefici, “una figura determinante, che per Leoncavallo assume il ruolo di Virgilio – sottolinea Rocco -. E’ un autodidatta, si interessa di cronaca nera e ha una sua idea dei fatti al centro della storia, tanto che cerca di indirizzare il commissario su quella che lui ritiene essere la pista della verità”.
Coprotagonista del giallo è Roma. Le sue strade, i suoi palazzi, le atmosfere tipiche degli anni ’50. “La storia non poteva che essere ambientata in questa città”, sostiene la scrittrice. “Nel romanzo infatti ci sono due grandi miei amori: Roma, dove sono cresciuta e ho vissuto per tantissimi anni e i libri, che nel plot diventano indizi disseminati qua e là. Ma anche, se si vuole, uno scambio a tu per tu con il lettore. Una condivisione che è ‘traccia’ anche del nostro immaginario collettivo”.
E a Roma la scrittrice sarà ospite, venerdì prossimo alle 18.30, di Libri&Bar Pallotta, la libreria romana a piazzale Ponte Milvio, 22, dove presenterà il suo libro.
Più ermetico all’inizio, più fluido man mano che il mistero sembra sciogliersi, anche lo stile utilizzato da Paola Rocco non è casuale ma si plasma attorno all’evolversi del racconto.
La storia. Roma, 4.45 del 12 settembre 1956: la principessa Francesca Bentivoglio (erede di una nobile famiglia ora però caduta in disgrazia) precipita dall’abbaino di un palazzo. Il commissario Giovanni Leoncavallo e il suo vice Riccardo Lobello si trovano ad indagare su questa tragica vicenda. Inizia così una serie di interrogatori a personaggi a volte strampalati e pittoreschi, come l’astrologa Mafalda Panzironi, confidente di Francesca; il vecchio Augusto, il testimone che farnetica di angeli e di santi; la bella Circe, proprietaria dell’osteria La Bella di Roma; Mercurio Orefici, il portinaio poeta, appassionato dell’Orlando furioso e della citazione ad personam; e altri ancora. Grazie a questi interrogatori, alla fine il commissario scopre l’esistenza di una relazione clandestina… (adnkronos)