Esce il Giorno della Memoria la nuova edizione della primissima testimonianza di Leonardo De Benedetti e Primo Levi

levi

In occasione del giorno della Memoria esce per Einaudi “Così fu Auschwitz
Testimonianze 1945-1986” , edizione a cura di Domenico Scarpa e Fabio Levi della relazione dettagliata sulle condizioni sanitarie del lager che Primo levi insieme al compagno Leonardo De Benedetti si trovò a stendere all’indomani della liberazione nel 1945.
Il risultato del lavoro dei due fu il rapporto su Auschwitz: una testimonianza straordinaria, uno dei primi resoconti sui campi di sterminio mai elaborati. La relazione, già pubblicata nel 1946 sulla rivista specialistica “Minerva medica”, si colloca all’origine di tutta la successiva opera di Primo Levi testimone, analista e scrittore. Nei quattro decenni seguenti, Levi non smetterà mai di raccontare l’esperienza del lager in scritti di varia natura. Dalla deposizione per il processo Eichmann alle dichiarazioni per il processo Bosshammer, dalla lettera alla figlia di un fascista che chiede la verità a diversi articoli apparsi su quotidiani e riviste specializzate.
“Così fu Auschwitz” è un mosaico di memorie di inestimabile valore storico e umano. Una raccolta di testimonianze, ricordi e riflessioni che, ci riconsegnano il Primo Levi antiretorico, misurato, preciso, asciutto.
Primo Levi (Torino 1919-1987) ha pubblicato presso Einaudi “Se questo è un uomo”; “La tregua”; “Storie naturali”; “Vizio di forma”; “Il sistema periodico”; “La chiave a stella”; “La ricerca delle radici. Antologia personale”; “Lilìt e altri racconti”; “Se non ora, quando?”; “L’altrui mestiere”; “I sommersi e i salvati”. Sempre da Einaudi sono usciti postumi i due volumi delle Opere; “Conversazioni e interviste (1963-1987)”; “L’ultimo Natale di guerra”; “L’asimmetria e la vita. Articoli e saggi 1955-1987”; “Tutti i racconti”, sempre a cura di Marco Belpoliti, e “Ranocchi sulla luna”, una raccolta di racconti a cura di Ernesto Ferrero.
Fabio Levi insegna storia contemporanea all’Università di Torino. Ha lavorato a lungo sulla storia degli ebrei dall’emancipazione fino allo sterminio e più in generale sulle vicende della società italiana nel Novecento. Il suo interesse per i risvolti sociopsicologici delle differenze fra gli individui lo ha anche portato a occuparsi della storia della condizione dei ciechi e lo ha reso particolarmente sensibile ai temi della convivenza e delle relazioni fra gruppi e culture diverse.

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