Nelle sale e in cofanetto per le celebrazioni del 25 aprile arriva “Il nemico – Un breviario partigiano”, diretto da Federico Spinetti sulla base del progetto musicale di Massimo Zamboni, musicista ex CCCP e co-fondatore dei CSI. Scavando sulla sua storia di famiglia segnata da uno sparo che riecheggia dal 1944, Zamboni intreccia la sua storia personale a quella collettiva e aveva già dato vita a un libro sofferto, “L’Eco di uno Sparo”, appunto.
Ora, in un film che intreccia l’elaborazione musicale con la storia personale di Massimo Zamboni, torna il tema della Resistenza e delle sue rappresentazioni: a quindici anni dallo scioglimento dei CSI, storica band post-punk italiana i suoi membri si riuniscono attorno a un nuovo progetto sul tema della lotta partigiana, condividendo pensieri e canzoni. Non una “reunion”, forse un nuovo inizio. Su proposta del regista Federico Spinetti (“Zurkhaneh – La casa della forza”, 2011) i componenti del gruppo, Massimo Zamboni, Giorgio Canali, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli con la cantante Angela Baraldi, si incontrano nella splendida cornice del teatro di Gualtieri. Massimo propone un testo da mettere in musica: “Il nemico”.
Attraverso la storia privata e famigliare di Massimo Zamboni abbiamo cercato di stanare alcuni temi scomodi legati alla Resistenza, un lavoro che lui aveva già intrapreso e che lo ha portato a scrivere un libro, oggi in libreria per Einaudi: L’eco di uno sparo. Ci siamo trovati nella campagna reggiana insieme, a condividere ricerche i cui risultati hanno trovato spazio nel film. Il nemico – un breviario partigiano non cerca risposte: pone interrogativi, piuttosto, e non ha paura di guardare in faccia il passato. Parla della violenza partigiana, ad esempio, lo fa senza retorica e con molta compassione. Fra gli argomenti indagati abbiamo scelto di dare spazio al tema della distanza tra appartenenza famigliare e appartenenza politica: Massimo, antifascista, ha fatto i conti con le scelte politiche di suo nonno, fascista ucciso dai partigiani, che per anni sono state lasciate nell’oblio dal resto della famiglia. Il nostro è un film musicale che cerca varchi nella memoria e nella storia della Resistenza. Che significato ha riallacciarsi nuovamente alla lotta partigiana per i musicisti oggi Post CSI? Quali urla, quali sussurri, quali intuizioni scaturiscono dal porsi anima e corpo di fronte alla storia? Quale forma di espressione artistica e musicale si fa veicolo del disagio e del conforto dell’oblio, e al contempo della necessità e della scomodità di un desiderio nitido e bruciante di continuità? Abbiamo lavorato sul continuo rimando tra storia e memoria, tra la Resistenza e le sue rappresentazioni, con l’obiettivo di evocare e smuovere, più che di dichiarare o persuadere. Seguire i Post CSI nella composizione del brano Il Nemico ha fornito un’ossatura importante del film. In un certo senso il loro lavoro è una metafora degli attriti tra diverse prospettive e sensibilità sul tema delle Resistenza e della possibilità, attraverso la fatica del confronto, di approdare ad una visione comune e convinta.
Federico Spinetti
IL REGISTA
Federico Spinetti è professore ordinario e direttore di ricerca del Dipartimento di Etnomusicologia dell’Università di Colonia, ha condotto ricerche etnografiche in paesi di lingua persiana (Tajikistan e Iran), in Bosnia e in Italia. Nelle sue ricerche e pubblicazioni si è occupato di economia politica della musica, di musica e architettura, di storia delle relazioni culturali nel Mediterraneo. Attualmente conduce un progetto di ricerca di lunga durata focalizzato sulla memoria resistenziale e antifascista nella musica contemporanea in Italia e in Europa. Come costante della sua attività, ha diretto film documentari in collaborazione con Lab 80 film: Zurkhaneh – The House of Strength. Music and Martial Arts of Iran (2010/2014), Le montagne si sollevano come piuma (2013), Il Nemico – un breviario partigiano (2015).
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