Settanta opere, molte delle quali provenienti da prestigiose collezioni private e per questo mai esposte prima, 8 sculture e 44 artisti. Sono i numeri di ‘Novecento italiano. Una storia’, la mostra organizzata dalla Fondazione Federico II, presieduta da Giovanni Ardizzone, in collaborazione con Cor, Creare Organizzare Realizzare di Alessandro Nicosia. L’esposizione, che è ospitata nelle Sale Duca di Montalto di Palazzo Reale a Palermo e che sarà inaugurata oggi pomeriggio alle 18, è un viaggio ideale tra le tendenze e le personalità dei più grandi maestri italiani del XX secolo. Fino al prossimo al 31 agosto i visitatori, passeggiando tra le sale espositive, potranno ammirare i capolavori di Renato Guttuso o Fausto Pirandello, oppure ancora le opere degli artisti del Gruppo Forma, di Giorgio De Chirico e di Jannis Kounellis.
“Questa mostra – ha detto Francesco Forgione, direttore generale della Fondazione Federico II presentando alla stampa l’esposizione curata da Maria Teresa Benedetti, Lea Mattarella e Francesca Villanti – è la conclusione di un percorso avviato all’inizio di questa legislatura. Racchiude il senso di quattro anni di promozione culturale portata avanti dalla Fondazione Federico II. Sono stati quattro anni molti intensi e questa esposizione è il riconoscimento di questa fatica”. Anche la scelta di Palermo per ospitare un ‘racconto’ sul Novecento non è casuale. “Il Palazzo Reale e la Cappella Palatina, ormai da due anni, rappresentano il cuore pulsante dell’itinerario arabo-normanno riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità”.
Sono oltre 400mila ogni anno i visitatori che scelgono di ammirare lo storico palazzo che ospita l’Assemblea regionale siciliana. “Molti di loro – ha aggiunto Forgione – visiteranno questa mostra, ma ancora più significativa è la scelta di offrire questo percorso artistico-culturale alla vigilia di un anno importante, il 2018, quando Palermo sarà Capitale italiana della cultura e ospiterà ‘Manifesta’, la biennale delle arti visive”. Una soddisfazione, quella per i successi della Fondazione Federico II, condivisa anche dal presidente dell’Ars e della Fondazione, Giovanni Ardizzone. “E’ il fiore all’occhiello nella gestione dei beni culturali in Sicilia – ha puntualizzato -, non abbiamo ricevuto nessun contributo pubblico e siamo stati in grado di autofinanziarci grazie a iniziative culturali internazionali di prestigio come questa”.
Per il numero uno di Sala d’Ercole ‘Novecento italiano. Una storia’ è “una mostra di cui si parlerà. In mostra ci sono anche artisti siciliani a conferma che la Sicilia non è periferia dell’impero. I nostri artisti hanno mandato messaggi positivi, dobbiamo attraverso loro parlare la nostra terra”. Almeno quindici i movimenti artistici rappresentati in questa esposizione: si va dal Ritorno al mestiere all’Idealismo, passando per la Metafisica del quotidiano, il Realismo magico, la Scuola romana, il Gruppo forma. E ancora l’Onirismo siderale, gli Italien de Paris, il Primordialismo plastico, la Scuola di via Cavour e ilGruppo di Piazza del Popolo. L’obiettivo è documentare alcuni momenti fondamentali della cultura e dell’arte italiana del Novecento, evidenziando l’importanza dei cambiamenti storici.
“Non è un percorso onnicomprensivo, impossibile viste le dimensioni della rassegna – ha spiegato la curatrice Maria Teresa Benedetti – e che risulterebbe inefficace per l’affollarsi di temi difficilmente approfondibili, ma la volontà di costruire un tessuto ricco di eventuali rimandi storici per documentare l’alto valore di una vicenda italiana. Abbiamo puntato su alcuni fatti che interessano in maniera importante questo secolo, iniziando dal divisionismo romano – ha aggiunto -. Tutte le opere provengono in gran parte da prestigiose collezioni private, che hanno aperto i loro forzieri, spesso per la prima volta o da importanti istituzioni pubbliche come banche e musei”. Apre il percorso una selezione di opere di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini e Mario Sironi attraverso le quali viene documentata l’esperienza divisionista e il passaggio degli artisti al linguaggio futurista.
A dare voce all’atteggiamento antitetico alle istanze delle avanguardie sono, invece, Giorgio De Chirico e Carlo Carrà, mentre Alberto Savinio propone il suo particolare surrealismo e Filippo De Pisis trasforma l’impressionismo francese in linguaggio italiano. Ma nella mostra c’è spazio anche per Antonietta Raphael, Mario Sironi, Pietro Consagra, Giuseppe Capogrossi, Fausto Pirandello, Jannis Kounellis e Alberto Burri. A un monocrono di Mario Schifano, invece, è affidata la rappresentazione della Pop Art, mentre il percorso espositivo si conclude con Mimmo Paladino, che rappresenta la Trasavanguardia e con il siciliano Emilio Isgrò. “Il sottotitolo scelto per la mostra – ha concluso la curatrice – è ‘una storia’. Sta a significare che la nostra è solo una delle possibili letture di un periodo complesso qual è il Novecento”. (adnkronos)