Nuovo appuntamento accolto da un pubblico interessato e attento, che ha assistito al secondo incontro de Il Sal8 delle 6, dedicato alla figura di Bettino Craxi, raccontato dal figlio Bobo.
Il politico socialista è stato accolto dall’assessore comunale Contardo e dal padrone di casa, assessore Fraticelli, che ha ricordato l’importanza di discutere dell’argomento “per le nuove generazioni colpite in maniera tutt’altro che corretta da quel periodo della politica italiana. Abbiamo quindi l’opportunità, grazie all’organizzatore Pasquale Bottone e alle testimonianze di Bobo Craxi, di analizzare quei passaggi storici nella maniera più corretta”.
Craxi ha salutato Paolo Pillitteri, che è anche suo zio, che non è potuto essere presente per motivi di salute, e da cui è nato l’appuntamento, ispirato dal libro dell’ex-sindaco milanese “Quando Benedetto divenne Bettino”. Bobo ha ringraziato subito il pubblico che in una bellissima giornata di sole ha scelto di essere presente e ha iniziato a raccontare la figura di un uomo che avuto grandi intuizioni e ha anche fatto errori: “Oggi c’è più matura consapevolezza della figura di mio padre, anche in virtù delle spettacolo che sta dando la politica italiana”. Bobo rivendica il ruolo avuto da suo padre, tra i primi negli anni ’60 a far incontrare socialisti e cattolici, in piena guerra fredda e poco dopo la repressione russa sulla rivolta ungherese. “Fatti che divisero i socialisti dai comunisti – ha precisato – ormai separati a causa di Mosca”. Come preannunciato è poi iniziato un ritratto dell’uomo Bettino, anzi Benedetto, un uomo anticonformista che non ha mai ragionato per slogan e demagogia. “Convinto Atlantista, scelse sempre l’Occidente senza alcuna ambiguità, ma non solo per gratitudine per chi ci ha liberato, ma perché era l’unica scelta che garantiva libertà e democrazia”. Un ritratto che poi ha toccato il periodo del Craxi statista, con scelte impopolari che poi si sono rivelate giuste e che hanno fatto recuperare il potere d’acquisto dei lavoratori. “Ha lavorato bene il suo Governo – precisa mentre si toglie la giacca, in un gesto che lo ha reso molto simile al padre – ma nonostante questo non decollò, riuscendo a portare il partito socialista solo dal 9 al 14%”.
Immancabile l’argomento Berlusconi, la sua amicizia e l’aiuto governativo nel frangente in cui alcuni pretori bloccarono le trasmissioni Fininvest: “Rivendico la giustizia di quel gesto, che andava al di là dell’amicizia, perché è folle pensare che un giudice possa decidere se un’azienda debba o meno produrre. Oggi penso che ci sia un Berlusconi diverso, che vuole comandare lui e basta”. Prima di salutare non sono mancate frecciatine al Pd, con cui si confronta ma di cui non apprezza alcune scelte che finiscono per mettere un freno al motore, spesso caratterizzato da una doppiezza unita solo dall’odio per l’avversario. Un cambiamento necessario ma diverso, però, da quello indicato dal rottamatore Renzi: “Una rottamazione può essere utile, soprattutto perché gratuita, non come quella della Fiat che abbiamo pagato sempre noi cittadini. Quello che serve all’Italia è un rinnovo del sistema per riformare coscienze democratiche e cittadini che si dedichino all’impegno civile nobile della politica”.