Negli anni Cinquanta il lavoro cinematografico porta Goliarda Sapienza a Positano, rivelandole un angolo di mondo quasi intatto. È la scoperta di una felicità senza aggettivi. La conca protetta dalle montagne e dai silenzi del mare diventa il suo rifugio e risveglia le emozioni del corpo. E lí, tra l’oro e l’azzurro del mare, una figura di donna si muove a passo di danza sulle scalinate del paese. La gente del posto la chiama principessa, ha una bellezza antica, gli occhi che cambiano colore. Quello tra Erica e Goliarda è un incontro felice, immerso in una pace che si avvicina all’ ebbrezza. Conoscersi, svelarsi, cambiare, sono i pilastri di quella vicinanza. Una storia che la memoria non riesce a scolorire e anzi trasforma in romanzo: la rievocazione di un’amicizia perduta e l’affresco di un luogo che non esiste piú, ma che rivive grazie a una scrittura sensoriale, vibrante di suggestioni, appena velata di malinconia, come al risveglio da un sogno d’infanzia che fatica a dissolversi. Una storia in un libro postumo capace di raccontare la fugacità dell’incanto come se l’incanto non dovesse mai finire. Esce per Einaudi il 23 giugno “Appuntamento a Positano”.
Goliarda Sapienza (1924-1996) nacque a Catania da famiglia socialista rivoluzionaria. A partire dai sedici anni visse a Roma, dove studiò all’Accademia di Arte Drammatica. Negli anni Cinquanta e Sessanta recitò come attrice di teatro e di cinema lavorando, tra gli altri, con Luchino Visconti (in Senso), Alessandro Blasetti e Citto Maselli.
Al suo primo romanzo, “Lettera aperta” (1967), seguirono “Il filo di mezzogiorno” (1969), “L’Università di Rebibbia”(1983), “Le certezze del dubbio” (1987 e 2013) e, postumi, “L’arte della gioia” (Stampa Alternativa 1998 e Einaudi 2008 e 2009), i racconti “Il destino coatto” (2002), “Io, Jean Gabin” (Einaudi 2010), “Destino coatto”(Einaudi 2010), “Il vizio di parlare a me stessa” (Einaudi 2011), “La mia parte di gioia” (2013) e “Appuntamento a Positano” (2015).
In suo nome è stato istituito il premio letterario Goliarda Sapienza «Racconti dal carcere».