Piazza della Memoria, tra il vecchio e il nuovo Palazzo di giustizia, è un luogo-simbolo di Palermo, ma anche un luogo dell’anima dove i ricordi e le emozioni del passato emergono e si intersecano alla realtà. E’ anche un luogo fisico, un’agorà dove si incontrano gli avvocati e le loro storie come quella dell’avvocato Paolo Bellavia, alle prese con la separazione coniugale di una cliente gravemente ammalata e vittima di una umiliante convivenza coniugale con un marito violento. ‘Piazza della Memoria’ (Mohicani edizioni, 143 pagg., 12 euro), di Giovanni Marcì, per quasi quarant’anni avvocato civilista e giuslavorista, è un romanzo di vita quotidiana nei ricordi di una stagione di lotte vissuta in prima persona dall’avvocato Marcì.
Una riflessione sulla difficoltà della professione di avvocato, sulla deontologia professionale e sul rapporto con i clienti. La vicenda diventerà però emblematica di una storia, personale ed affettiva, profondamente segnata da sofferenza e sopraffazione. Una cliente dell’avvocato Paolo Bellavia, Ina Mistretta, donna alle prese con un tumore al seno, si presenta da lui perché vuole separarsi dal marito orco, che la violenta, la maltratta. L’infausta prospettiva della malattia fa sì che la vittoria “processuale” possa essere la rivincita cercata dalla cliente e per questo il legale si immedesimerà così profondamente che la causa agirà da elemento catartico e smuoverà in lui ricordi ed emozioni profonde.
La storia verrà così ad intersecarsi con il ricordo, su piani temporali diversi, di momenti cruciali della vita dell’avvocato: le vicende coniugali e separative dei nonni e dei genitori, la militanza politica tra sogni e sconfitte, la professione tra passione e disillusioni, la morte come elemento centrale di alcune fasi della sua vita, il rapporto con i genitori e la realizzazione di una paternità adottiva. Il tutto alla ricerca di una memoria che è identità e corre sul filo dei ricordi, privati e pubblici, dei luoghi di una città profondamente amata e vissuta nei suoi radicali cambiamenti. Le due storie si fonderanno infine nell’epilogo a sorpresa della vicenda processuale della cliente e in una nuova consapevolezza dell’avvocato, derivata anche dalla vittoria/sconfitta nella causa. (adnkronos)