E’ iniziata nel migliore dei modi la dodicesima edizione de Il Sal8 delle 6. Ospite e mattatore assoluto un frizzante Enrico Vaime che ha incanto una sala piena di pubblico, con centinaia di spettatori e alcuni che hanno assistito in piedi, pur di essere presenti. Prima uscita ufficiale anche per l’assessore comunale alla cultura Enrico Contardo, fresco di nomina, che non si è voluto perdere l’incontro.
L’autore televisivo ha esordito, incalzato da Pasquale Bottone, parlando del suo strano rapporto con il lavoro subordinato: “Ho scritto tante cose, forse troppe! Ma le più belle sono state le lettere di dimissioni, almeno 15, prima o poi le pubblicherò, appena arriverò a 30”. Vaime ha così iniziato un viaggio nella sua vita, con il primo concorso vinto: “Era il ’60, eravamo 35 mila candidati, fresco di laurea in giurisprudenza, e vinsi. Era la Rai, e quello fu l’ultimo concorso… non ne hanno più fatti, non si sa mai se vince uno bravo!”. E risate, scoppiate a ripetizione durante un incontro vissuto in religioso silenzio. Ha incantato i presenti, Vaime, parlando di un’Italia di ieri e di quella di oggi. Un viaggio nella vita di un uomo che può essere tranquillamente definito la storia della televisione e dello spettacolo italiano. Un libero pensatore, così si è definito, eterno indeciso e felice di essere italiano. Non è caduto in tentazione, non si è fatto trascinare dalle domande politicamente scorrette di Bottone, che ha provato a farlo polemizzare sul “Vate Saviano”: “Non mi sento di criticarlo, posso non essere d’accordo su certe cose, ma prendo atto della sua non vita”. Coglie al volo invece l’assist sui cretini di ieri e di oggi: “Quelli di ieri mi facevano tenerezza, oggi sono cretini informati e sono bravissimi, difficili da stanare perché passano per intelligenti. Oggi il cretino è informato su tutto grazie alla tecnologia, è tanto bravo il cretino di oggi… quasi lo ammiro!”.
Vaime ha poi ricordato due grandi amici e maestri: Marcello Marchesi e Ennio Flaiano, le riunioni di lavoro, le giornate trascorse insieme, ma anche Luciano Bianciardi, autore delle ‘La vita agra’, con cui ha condiviso passeggiate nel parco e giri dell’isolato a Milano, “dove alle 19.30 tutti correvano a casa, era l’ora di mangiare le stelline in brodo!”.
Doveva essere un incontro politicamente scorretto, si è trasformato in una godibile e divertente lezione di vita, che è terminata con una massima indiscutibile: “Non esiste più una barriera anagrafica, oggi ci sono vecchietti prodigio: si è giovani finché ti regge il fisico… e il portafoglio”.