Tradurre, dice Massimo Bocchiola, significa inseguire le parole degli altri senza mai raggiungerle, la corsa di un Achille che invano insegue un altro Achille. Significa tornare alla condizione zero cui ogni volta ci riporta la lettura: rispondere alla domanda riguardo a che cosa voglia dire il testo di partenza e al modo in cui si possa farlo proprio.
Una personale riflessione sulla lettura e sulle responsabilità dello scrivere. Una specie di autobiografia che risuona delle parole di tutti gli autori tradotti, letti, interrogati nel tempo.
“Mai più come ti ho visto” è in uscita a marzo per Einaudi.
Massimo Bocchiola è nato e vive a Pavia. È traduttore di opere di numerosi autori, fra i quali Rudyard Kipling, Samuel Beckett, F. S. Fitzgerald, Thomas Pynchon, Paul Auster, Martin Amis, Joseph O’Connor, Irvine Welsh, Charles Bukowski e Tim Parks.
Per la sua attività, nel 2000 ha ricevuto il Premio Nazionale per la Traduzione del ministero per i Beni Culturali. Insegna Traduzione letteraria alla IULM di Milano e all’Università di Pavia. Ha curato la nuova traduzione de “L’Isola del Tesoro” pubblicata da Einaudi nel 2014.