L’Italia che lavora. Una famiglia di ristoratori paracadutisti: tutto nasce dalla voglia di convivialità

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Questa è proprio la amabile storia di una tipica famiglia italiana. Nonna Agnese, al ruolo di nonna tiene molto, è mamma di tre giovani uomini (andavo a scuola con uno di loro) che condividono con il padre la passione per il paracadutismo. Ne consegue che spesso la sua cucina diventi luogo di rifugio per un gruppo di amici militari e civili con la voglia di ritrovarsi a discutere sul “collettivo” diletto. Ben lieta di ospitare colleghi e conoscenti, presta la propria opera di eccellente cuoca al servizio di quanti vogliano gradire la preziosità dei suoi prodotti.

Un giorno di circa dodici anni fa si unisce al casato la bella Alessandra, figlia di albergatori e ristoratori di terza generazione. Originaria di Maratea, dopo gli studi universitari pensa di collaborare con il padre nella gestione delle proprietà. I piani “falliscono” quando incontra Enrico, il terzogenito di Agnese, che durante l’estate si è trasferito a lavorare come skipper per il padre della ragazza.  “Colpita al cuore”, la giovane non esita a trasferirsi, a fine stagione, nella cittadina viterbese per seguire l’innamorato. Sin da subito l’intesa con la futura suocera è evidente: dare ospitalità deliziando con cibo genuino e coltivare amicizie è  hobby che le due signore hanno in comune. Perché dunque non trasformarlo in una opportunità di lavoro?

Dal 1940, sotto un archetto di pietra nel centro di Viterbo, una coppia gestisce una piccola osteria vendendo vino, panini con affettati e ottime salsicce. Ai  due signori, in procinto di andare in pensione, si presenta l’occasione di “cedere” la storica licenza ai fidanzati in cerca di un piccolo posto dove riprodurre l’atmosfera casalinga e cucinare del buon cibo semplice. Oggi Alessandra gestisce la “nuova” versione della trattoria insieme al marito Enrico e al sorriso di Agnese che spesso si diverte a dare preziosi suggerimenti. “Il locale ci è piaciuto immediatamente; io e mia suocera eravamo alla ricerca di uno spazio che fosse molto contenuto e nel quale fosse possibile conservare un’atmosfera familiare. Abbiamo lasciato tutto più o meno come era cercando di non alterare troppo l’originalità del posto durante la necessaria ristrutturazione cui abbiamo comunque dovuto provvedere”.

Intanto accade un simpatico episodio: sono a parlare con Alessandra che viene chiamata da una collaboratrice e in uno dei tavoli sono seduti due ragazzi sebbene l’ora del pranzo sia passata da un po’. Mi guardano, sorridono e sono incuriositi da quanto ascoltano. Sono due studenti di un noto Liceo Scientifico che si trova nei dintorni e oggi hanno deciso di festeggiare la prossima fine della scuola qui a L’Archetto. Si avvicinano: “Io mi chiamo Enrico e lui Alessandro (nomi che si ripetono…); siamo di un paese della provincia” (ho mantenuto la promessa di citarvi, visto?). I genitori di uno dei due sono clienti della trattoria e quindi i figli..si sa, imitano. A loro viene concesso lo “sconto giovani”: Alessandra si intenerisce di fronte alla spontaneità di questi piccoli consumatori. Anche lei è mamma di Aurora e Martina, due bimbe per le quali cucina “in altro modo da come faccio qui al ristorante. Per loro uso moltissime verdure e pochissimo condimento. E soprattutto, quando esco da qui e vado a prenderle a scuola le porto a casa e cucino ancora. Mi piace fare dei dolci per loro, per la merenda o per la colazione”.

“Raramente riesco a ritagliare un po’ di tempo per me; ho delle ottime collaboratrici. Maria Grazia e Sonia, entrambe eccellenti; c’è mio cognato Massimiliano che dà una mano affinché io e mio marito troviamo del tempo libero da passare insieme; poi nonna Agnese e insomma, tutto procede ma si va sempre di corsa. Però questa attività che nasce un po’ per caso mi piace, mi piace stare con la gente. Pensa che alcuni clienti sono diventati amici a tal punto da passare il Natale con tutti noi. Sai qualcuno è solo; viene a casa nostra. Siamo sempre in attività; non crederai mica che le cene in casa non si fanno più?”, no. Anzi, Alessandra praticamente acquista gli stessi prodotti per la trattoria e per la sua famiglia. “Ho i miei fornitori, da Ugo prendo il gelato; collaboro con una pasticceria sebbene i dolci siano maggiormente di produzione nostra. So dove trovare ottime mozzarelle, anche di bufala, dove comprare la carne buona e abbiamo la fortuna di avere un parente agricoltore e da lui prendiamo frutta e verdure di stagione”.

Freschezza e qualità quindi sono il marchio di questa nicchia dove vini, cicoria, ceci, Acqua Cotta, carne arrosto sono una vera prelibatezza. Capita in certe sere d’estate di vedere una folla già dall’inizio della via e uno di loro che sempre con cortesia e serietà (ci tengo a dirlo), si faccia largo tra i numerosi turisti, o anche gente del posto, tutti ammiratori di questo arco che, attraversandolo invoglia a sorridere al cielo. Chiedo come si organizza il menu per il giorno dopo perché in effetti cambia quotidianamente: “in una breve pausa dopo pranzo, che non è una siesta, io e Grazia ci sediamo e discutiamo su cosa preparare per il giorno successivo in base agli ingredienti freschi che so di avere a disposizione. Questo prevede che giornalmente io vada a chiedere dai miei fornitori se per la mattina seguente sarà possibile comprare una certa quantità di qualcosa piuttosto che di un’altra. Voglio che tutto sia sempre fresco”.

“Ci teniamo molto a stabilire rapporti di fiducia con i clienti; tanti visitatori vengono da Roma e quando sono in zona mangiano qui. Certo, sappiamo tutti che questa città, piacevole per molti aspetti, presenta carenza di  strutture in altri sensi. Il parcheggio non è sempre facile da trovare qui al centro e il bello è che periodicamente ci privano di posti auto, non so perché. Poi sai qui intorno molte attività hanno anche chiuso purtroppo. Quando sono arrivata qui era tutto diverso.  Certe cose non vanno, impossibile non notarle anche perché sono cresciuta sentendo parlare di turismo, cibo, alberghi, servizi e terme”. È interessante il punto di vista di questa giovane signora che al di là dell’aspetto riservato (giustamente) ha lo sguardo limpido e generoso e si preoccupa che tutto sia fatto secondo certe modalità anche in sua assenza. Ridendo mi dice che spesso lascia dei messaggini scritti sui post-it, li chiama “messaggi d’amore”, anche se sono “istruzioni”. E comunque tanti di questi bigliettini sono proprio per Enrico. Lui che ha portato Alessandra nel suo mondo fatto di cibo, paracadute, cene in campagna; lui che le dice “lavoriamo per vivere” e non per il contrario.

E lei che scrive il “Menu del giorno” con un gessetto sulla lavagnetta da esporre lì su una pianta nella piazzetta: risotto con le verdure di zio Franco; fettuccine della nonna; bauletti ripieni avvolti con pancetta al rosmarino; contorni stagionali e poi tanto altro. Lo trovo eccezionale, questo vuol dire onorare il cibo e il valore delle cose “semplici”. Tanti ricordi, tramonti, voci, parole; l’odore delle serate estive, una magnificentissima più di altre. È altro arco quello di Cupido ma qui le sensazioni sono un po’ quelle…belle e basta.

 

Barbara Bruni

 

L’Archetto Trattoria – Da Nonna Agnese la cucina tradizionale Viterbese

Via S. Cristoforo, 1- Viterbo; tel. 0761 325769

Chiuso domenica sera e lunedì

 

In foto: gli esterni della trattoria

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