Al via, da ieri 11 febbraio, la 66esima edizione del Festival Internazionale del Film di Berlino: per dodici giorni, migliaia di addetti ai lavori, tra cui giornalisti da ogni parte del mondo, registi, attori, giovani nuovi talenti si ritrovano, nonostante le minacce terroristiche, al servizio della settima arte tra emozioni, cinema d’autore, ricordi, nuove aspettative.
L’Italia è presente in concorso con Gianfranco Rosi, Leone d’Oro a Venezia, e la sua riflessione sull’attualissimo argomento dei fenomeni migratori. Fuocoammare è un documentario ambientato a Lampedusa, terra di sbarchi; frontiera della speranza per chi sceglie di sfidare la vastità del mare alla ricerca di “un luogo che non esiste”, forse.
La rassegna si apre con la proiezione dei fratelli Coen, Ave Cesare!, commedia dai toni leggeri che riporta indietro a quella Hollywood, fabbrica di stelle, che nonostante la severa risposta al ”fervore comunista”, era e rimane patria della bellezza e del cinema dove tale Norma-Jean divenne la Marilyn di tutti i tempi.
Quest’anno alla Berlinale onore a tre celebri artisti scomparsi recentemente: il nostro Ettore Scola che nel 1984 ivi vinse l’Orso d’Argento, premio per la migliore regia, con Ballando ballando; il film sarà riprodotto in sala. David Bowie, eclettico musicista inglese omaggiato con la visione di The man Who Fell to Earth di Nicolas Roeg. Il noto attore Alan Rickman sarà invece celebrato con Ragione e Sentimento di Ang Lee, vincitore dell’Orso d’Oro nel 1996.
A capo della giuria internazionale, composta in maggioranza di donne c’è Meryl Streep che si è fatta prontamente notare in conferenza stampa per l’acuità delle risposte. Innanzitutto ha sottolineato l’importanza della presenza femminile in giuria: con lei, altre tre donne, l’attrice italiana Alba Rohrwacher, la fotografa francese Brigitte Lacombe, la cineasta polacca Malgorzata Szumowska. E tre “soli” uomini: l’attore inglese Clive Owen, Lars Eidinger , attore tedesco, e il critico Nick James molto lieto di essere stato invitato a far parte della commissione.
La Streep ha riferito di “non avere le idee troppo chiare su come condurre una giuria”, ma ha anche affermato di essere un cuore sensibile e che ciò la porta sempre a “osservare attentamente il lavoro di ogni singola persona”. E se tanto dà tanto, chissà che, come in Kramer contro Kramer, l’attrice non sia di nuovo capace di sorprendere all’ultimo frame?
Barbara Bruni